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Breve manuale per la scelta dei sistemi di sicurezza.

Sicurezza per tutti gli ambienti

I sistemi di difesa per le strutture che contengono beni o persone sono oggi una necessità, sia

per gli alloggi del centro urbano che per le abitazioni isolate, il negozio, l’ufficio, l’industria, i

luoghi aperti al pubblico.

Per difesa oggi non si intende soltanto la protezione contro il furto, ma anche contro la rapina e

l’incolumità fisica, oltre che la tutela e il controllo di persone inabili, macchinari e automatismi.

 

Sicurezza su misura

Che cosa proteggere e quale tipo di intrusione si vuole evitare? Quali sistemi è preferibile

adottare: difesa passiva (semplici “impedimenti a procedere”), difesa attiva (vere e proprie

dichiarazioni di guerra all’eventuale intruso) o difese metodologiche (atteggiamenti e precauzioni

suggeriti dall’esperienza e dal buon senso)?

Oggi questa distinzione è superata, perché gli aggressori, dai malviventi di passaggio alle

squadre di ladri specializzati, sono sempre più specializzati e informati sulle tecniche di difesa e

protezione.

Questa breve pubblicazione è dedicata soprattutto alla conoscenza e all’approfondimento delle

tecniche di difesa attiva, sicuramente le più attuali e quelle di più difficile neutralizzazione.

Una panoramica esauriente di questi sistemi, insieme al corretto inquadramento delle proprie

esigenze di difesa costituisce una base efficace su cui costruire un progetto di protezione

personalizzato con l’installatore di fiducia.

 

Alloggio in città o casa isolata?

Occorre esaminare attentamente l’oggetto della difesa. Non si può infatti stabilire un paragone

tra l’esigenza di proteggere un’abitazione di tre stanze al settimo piano di un condominio di

città e quelle di una villa circondata da un parco secolare e ricca di opere d’arte. Lo stesso si

può dire per un piccolo ufficio, una gioielleria, una grande industria: ciascuno ha il suo grado

specifico di protezione.

Secondo: valutare il tipo di intrusione che si presume possibile: un tentativo di effrazione da

parte di malviventi alle prime armi o ladri specializzati? L’incolumità fisica di chi può trovarsi in

casa durante un tentativo di furto o un attacco specificamente rivolto ad una persona?

Quello che conta è stabilire il livello di rischio al quale e programmare un conseguente livello di

sicurezza.

 

Valutare i costi

L’impianto scelto deve risultare perfettamente calibrato rispetto alle esigenze, in termini di

dimensioni e quindi anche di costi. Non sempre infatti un impianto più complesso è in grado di

garantire un maggior livello di sicurezza: può anzi dar luogo più facilmente a falsi allarmi.

Mentre un impianto progettato badando troppo al risparmio può rivelarsi sottodimensionato e

quindi insicuro, oltre che soggetto a rapido invecchiamento tecnologico.

È impossibile quindi dare qui un’indicazione anche generica dei costi, perché molti e diversi

sono i parametri che concorrono a determinarli. Rivolgiti a noi, faremo insieme a te un’analisi

delle tue necessità e ti indicheremo l’installatore più vicino a casa tua.

 

Le fasce di protezione

Una volta valutato quindi il rapporto tra gli elementi interessanti da proteggere e il grado di

protezione che si vuole ottenere, si può passare all’esame delle apparecchiature e in primo

luogo delle diverse “fasce di protezione”.

Per “ fascia di protezione” si intendono le barriere in cui l’intruso si imbatte progressivamente

avvicinandosi alla meta. Le protezioni perimetrali esterne proteggono soprattutto l’incolumità

delle persone, quelle interne danno una difesa mista persone-patrimonio. A loro volta le

protezioni volumetriche interne mirano a tutelare in primo luogo i beni materiali.

Ciascuna protezione possiede quindi una valenza fondamentale, pur senza escludere l’altra e

ciascuna comporta livelli differenti di affidabilità, sia riferita al corretto funzionamento del sistema

in caso di tentativi di intrusione, sia riferita alla possibilità di falsi allarmi.

 

La protezione perimetrale esterna

Abbiamo visto come a un moderno impianto di sicurezza sia possibile richiedere una protezione

globale, relativa cioè ai beni e alle persone. Vediamo ora in particolare le caratteristiche e gli

strumenti della protezione perimetrale esterna, ossia di quei sistemi progettati per impedire

l’ingresso e in taluni casi anche il solo avvicinamento all’area protetta.

Si tratta di sistemi adatti soprattutto alla protezione di edifici isolati: case, ville, condomini,

capannoni industriali, eventualmente circondati da terreni (giardini, prati, parchi di proprietà). Lo

scopo della protezione perimetrale esterna consiste nell’impedire una penetrazione di elementi

indesiderati nell’ambito della zona protetta, mediante sistemi fisici o elettronici in grado di

segnalare il pericolo sia agli abitanti dell’edificio, sia all’esterno, tramite appositi sistemi.

 

Strategie per la difesa delle persone

Questo tipo di protezione è diretto soprattutto alla salvaguardia dell’incolumità fisica e

psicologica degli abitanti della zona protetta.

Da sola, però, non risulta sufficiente a preservare i beni contenuti nell’abitazione, in quanto

l’intruso, una volta penetrato, non incontrerebbe altri ostacoli (a meno che l’impianto non sia

collegato con le forze dell’ordine o polizie private).

Una buona protezione perimetrale esterna può contare oggi su efficaci supporti tecnologici, da

scegliere a seconda delle caratteristiche della zona da proteggere e del livello di difesa che si

ritiene necessario.

La barriera a infrarossi attivi costituita da raggi fotoelettrici tra trasmettitore e ricevitore

(mimetizzati ed eventualmente disposti su apposite colonne), crea una barriera ideale che

circonda la zona da proteggere. L’allarme viene determinato dall’interruzione di questa rete

invisibile.

La barriera a microonde consiste in una fascia invisibile di protezione a forma di grosso sigaro

(3/4 metri di diametro) che si genera tra trasmettitore e ricevitore, contornando la zona protetta.

Anche in questo caso l’attraversamento della fascia genera l’allarme.

 

La protezione perimetrale interna

La difesa dell’area interna di un ambiente è la prima iniziativa da attuare in ordine di tempo e di

importanza, perché garantisce una protezione mista nei confronti del patrimonio custodito e

delle persone che vi abitano. Da molto tempo è la soluzione più frequentemente applicata,

anche perché non comporta in generale costi elevati, né interventi radicali sulle strutture. Il suo

scopo è quello di impedire l’ingresso di intrusi nell’area interna protetta (edificio, alloggio, locali

di lavoro, ecc.) o in un ambiente circoscritto (armadi, archivi, casseforti, ecc.). Mentre in passato

questo tipo di protezione poteva fare conto esclusivamente su metodologie tradizionali di difesa

passiva, oggi grazie all’ausilio dell’elettronica si hanno a disposizione sistemi più sofisticati e in

definitiva più sicuri che appartengono alla difesa attiva. E’ utile a questo punto una panoramica

generale su entrambi i metodi, eventualmente integrabili.

Le serrature, lo porte blindate, le avvolgibili corazzate e i vetri antisfondamento rappresentano il più

classico esempio di difesa passiva. Hanno infatti lo scopo principale di scoraggiare o ritardare al

massimo l’iniziativa dell’eventuale intruso. È necessario che porta e serratura possiedano un identico

coefficiente di sicurezza (una buona serratura applicata a una porta poco robusta diminuisce l’indice

di sicurezza totale). Da valutare quindi questo elemento di difesa passiva nel suo insieme: la struttura

della porta, le cerniere, lo scrocco, il telaio, la qualità della serratura e l’affidabilità del montatore.

 

Entriamo ora nell’ambito dei sistemi di difesa attiva, ossia di elementi in grado di segnalare il tentativo

di intrusione, innescando un apposito sistema di allarme.

I microcontatti, o rilevatori di prossimità, sono elementi magnetici o elettromagnetici che scattano

quando si verifica un allontanamento delle due parti di cui sono composte, creando una

situazione di allarme. Possono essere applicati a porte, finestre e avvolgibili, aumentandone il

livello di sicurezza. Rilevano la presenza dell’intruso nell’atto dell’apertura ma possono essere

soggetti a possibili manipolazioni da parte di persone specializzate. Costituiscono quindi un

valido ma non esclusivo elemento di “appoggio” nell’ambito di un sistema completo.

La barriera ad infrarossi attivi è costituita da raggi che attraversano il passaggio obbligato

generando, se interrotti in un qualche punto, un’immediata segnalazione di allarme.

I rivelatori di superficie (di vibrazione o sismici) sono costituiti da microfoni selettivi che avvertono

rumori e vibrazioni anche impercettibili, così raffinati da captare a distanza l’azione della lancia

termica e inviare un segnale di allarme. Vengono applicati con funzione di antisfondamento

soprattutto a casseforti e caveaux blindati.

I rivelatori di rottura vetri; costituiti da microfoni che percepiscono le frequenze ultrasoniche,

create dalla rottura del vetro.

Gli infrarossi a tenda sono costituiti da un raggio a diagramma piatto che forma una sorta di

muro invisibile il cui attraversamento dà luogo all’allarme.

Possono essere applicati a porte, vetrate, finestre, lucernari ossia a qualunque possibile accesso

dall’esterno.

 

La protezione volumetrica interna

Questo tipo di protezione è rivolto in modo specifico, anche se non esclusivo, alla difesa dei

beni contenuti all’interno di un’area. Si presuppone infatti che l’intruso sia già penetrato

superando le barriere esterne oppure che, non essendoci necessità di protezione per le persone,

queste non esistano. Alla protezione volumetrica interna è quindi affidato il compito di impedire

di raggiungere zone o elementi di particolare interesse.

Da sottolineare che è oggi possibile realizzare una protezione volumetrica “parzializzata”, ossia

limitata a una o più zone ben specifiche, quando gli abitanti sono in casa, durante le ore

notturne. In una villa ad esempio è possibile escludere il piano superiore dove è altamente

improbabile che giunga l’intruso, in quanto quest’ultimo deve necessariamente passare dal

piano inferiore, soggetto, durante le ore notturne, alla protezione volumetrica. Prendendo il caso

di un appartamento si può ad esempio escludere la zona notte, dove gli abitanti possono

aggirarsi come di consueto, limitando la protezione alla zona giorno, generalmente più ricca di

oggetti di interesse. Un’eventuale intrusione in questa zona farà scattare la relativa segnalazione

di allarme tramite una serie di sistemi.

 

La protezione volumetrica interna è costituita da sistemi basati sull’emissione o sulla ricezione di

onde o raggi nella zona protetta, che rivelano tramite segnalazioni di allarme qualunque tipo di

movimento si verifichi nel suo interno. In accordo con il personale tecnico specializzato verrà

inoltre esaminata la struttura della zona da difendere, identificando i punti per i quali si prevede

un probabile passaggio, nei quali verranno create delle vere e proprie “trappole” che segnalano

l’avvicinamento o l’attraversamento mediante dispositivi a infrarossi e microonde o microcontatti.

Si interviene in tal modo anche sulla possibilità che l’intruso raggiunga la zona di interesse, già

di per sé protetta. I sistemi di protezione volumetrica sono basati su differenti principi che

corrispondono a diverse caratteristiche di uso e applicazione. Tra questi possiamo citare le

microonde, gli infrarossi passivi e i sensori doppi (infrarosso-microonda).

Le microonde dette anche “radar” sono emanazioni elettromagnetiche ad altissima frequenza che

operano anche nel vuoto e non sono quindi condizionate dallo stato dell’aria. Ogni massa fisica

in movimento che si sposta nell’ambiente protetto da queste onde ( in particolare movimenti di

avvicinamento e allontanamento rispetto al sensore di emissione) viene rilevata e fa scattare

l’allarme. Rappresentano il più affidabile sistema antintrusione, hanno un costo di partenza e di

esercizio contenuto e sono di facile installazione.

 

Da sottolineare che le microonde utilizzate dai sistemi di difesa si basano su frequenze altissime

(con potenze di emissione molto piccole) e di conseguenza non risultano in alcun modo

dannose per gli esseri viventi. Possono quindi essere installate in qualunque tipo di locale: gli

unici accorgimenti da valutare sono quelli relativi al loro posizionamento.

Gli infrarossi passivi costituiscono un fascio virtuale sensibile alla temperatura dei corpi in

avvicinamento e soprattutto in attraversamento della zona protetta. La rivelazione di temperatura

è differenziale, ossia riferita ai gradi di differenza in un ambito di tempo prestabilito e quindi

risulta scarsamente sensibile alle variazioni ambientali (sole, accensione del riscaldamento ecc.).

È un sistema economico facile da installare e di provata affidabilità.

Il sensore doppio è costituito dall’abbinamento di un infrarosso e di una microonda e

rappresenta l’estrema evoluzione del mercato in questo settore, in quanto accomuna i vantaggi

dei due sistemi, eliminandone gli inconvenienti. La segnalazione di allarme si verifica infatti

esclusivamente se entrambi i sensori forniscono una segnalazione contemporanea e risulta in tal

modo praticamente ridotta a zero l’eventualità di falsi allarmi. Da sottolineare che l’abbinamento

infrarossi microonde risulta il più affidabile tra tutte le combinazioni possibili in quanto i due

sistemi sono basati su principi di funzionamento completamente diversi.

In conclusione, è importante che la protezione volumetrica tenga conto delle caratteristiche

dell’ambiente da difendere, della protezione fisica preesistente e dell’eventuale protezione

perimetrale esterna e/o interna. Infatti un buon impianto di sicurezza deve rappresentare un

insieme omogeneo, equilibrato e proporzionato alle finalità.

 

Il cuore e il cervello dell’impianto: la centrale

La centrale rappresenta il cervello che comanda e controlla l’intero Impianto. È anche l’elemento

più costoso e complesso, dal quale dipende il buon funzionamento del sistema.

È alla centrale che arrivano infatti le segnalazioni provenienti dai diversi sensori. È qui che questi

segnali vengono elaborati ed è da qui che partono i comandi per le segnalazioni di allarme. La

centrale deve essere di conseguenza adeguata al livello e al tipo di impianto e rispondere al

grado di sicurezza voluto. Deve risultare dimensionata al numero dei sensori e predisposta per

contenere il settore di alimentazione autonomo.

Un particolare elemento, chiamato “circuito 24h” perché resta sempre inserito (quindi anche

durante il giorno), serve a proteggere tutto l’impianto da tentativi di manomissione: qualunque

azione volta a compromettere la validità del sistema (effrazione, taglio dei fili, ecc.), viene

segnalato con un immediato allarme.

Tutte le funzioni devono essere segnalate da spie luminose, chiamate LED, posizionate sulla

parte frontale della centrale per consentire un agevole controllo dello “stato di salute” e del buon

funzionamento dell’impianto.

Le centrali più recenti sono comandate da un microprocessore che permette numerose funzioni:

segnalazione di incendio e allagamento, comandi tecnologici (accensione luci automatiche,

irrigazione, attivazione caldaie per riscaldamento, ecc.), possibilità di permettere l’accesso di

alcune zone protette a degli utenti secondari (personale di servizio, polizia privata). Alcuni

modelli sono inoltre gestibili e programmabili a distanza tramite un personal computer ( tramite

centri di telecontrollo).

 

L’elemento di accesso al sistema: le chiavi elettroniche e le tastiere remote

La chiave (o inseritore) elettronica può essere usata in sostituzione della tastiera remote a codice

segreto o in aggiunta di questa per aumentare il livello di sicurezza dell’impianto. Il suo

inserimento nella apposita sede determina la “messa a riposo” dell’impianto con conseguente

possibilità di accesso del proprietario. Il livello di sicurezza della chiave è determinato da un

numero elevatissimo delle combinazioni a disposizione. Le moderne chiavi elettroniche sono

caratterizzate dalla possibilità di parzializzare alcune zone di impianto ossia di consentire il

libero accesso ad un settore, mantenendo l’impianto di sicurezza inserito nel resto dell’area e

non consentendo manomissioni. Interessante anche l’impiego della tastiera remota che consente

la programmazione e la gestione dell’impianto (attivazione/disattivazione/parzializzazione)

tramite l’inserimento di un codice segreto (variabile a piacere). È consigliabile il posizionamento

della tastiera all’interno o comunque in una zona protetta da sguardi indiscreti ed un frequente

cambiamento del codice d’accesso.

 

La voce del sistema: la sirena

Il più utilizzato tra i dispositivi di allarme è la classica sirena, detta anche “avvisatore acustico“.

Nella versione normale le sirene sono utilizzabili per ambienti interni (a scopo deterrente per

l’intruso e quindi con emissioni acustiche elevate).

Per l’esterno sono consigliabili le sirene autoalimentate e autoprotette che non cessano di

suonare anche se staccate dal muro o qualora vengano interrotti i cavi di collegamento. La

presenza di un flash consente l’immediata individuazione della provenienza del suono e la

permanenza dello stato di allarme anche quando la sirena, dotata di temporizzatore, ha

terminato il suo ciclo di suonata.

Questa caratteristica consente una più ampia e tranquilla utilizzazione della sirena anche in

quartieri residenziali in quanto limita la durata della segnalazione acustica, mantenendo

inalterato il livello di sicurezza, mediante la segnalazione ottica. Particolarmente importante

risulta per questo prodotto la professionalità della ditta installatrice, a cui spetta di verificare il

numero degli elementi necessari e il loro posizionamento più idoneo: facilmente visibile, ma

difficilmente raggiungibile.

 

Per il perfetto funzionamento dell’impianto

Premesso che spetta all’azienda installatrice la decisione ultima relativa alla strutturazione

dell’impianto, è utile peraltro la conoscenza di alcune norme fondamentali che non devono per

nessuna ragione essere disattese.

L’installazione deve risultare il meno appariscente possibile (per motivi di sicurezza ed estetici). I

cavi devono essere schermati, della sezione giusta e collegati in modo corretto; i sensori devono

essere posizionati correttamente per sfruttarne oculatamente il potenziale e non creare falsi

allarmi; la centrale deve risultare inaccessibile; le sirene, possibilmente inaccessibili, devono

essere numerose, sia da interno sia da esterno.

Per quanto riguarda la taratura, è bene sapere che i sensori non devono mai essere struttati al

massimo (perché aumentando la sensibilità aumenta anche la possibilità di errore), ma non è

neppure corretto sottodimensionare l’impianto per evitare un inutile aumento dei costi.

I criteri di installazione e le operazioni di manutenzione

Ora che l’impianto è installato, è importante conoscere i sistemi e le modalità per preservarne il

più a lungo possibile la piena funzionalità.

I componenti elettronici di un sistema di sicurezza sono stati progettati e realizzati secondo

speciali accorgimenti per durare nel tempo.

Un particolare trattamento, detto “tropicalizzazione” viene applicato a tutti gli elementi collocati

in zone esterne per garantirne la durata anche in caso di prolungate condizioni metereologiche

avverse. Di conseguenza è più facile che un impianto di sicurezza diventi obsoleto ossia che la

sua tecnologia venga superata da innovazioni tecniche recenti, piuttosto che si invalidi il suo

funzionamento. È importante quindi intervenire con controlli periodici che l’utente può farsi da sé

mediante sistema di “autotest” di cui le apparecchiature sono dotate e con revisioni periodiche

generali affidate a personale specializzato che provveda ad un esame specifico di

funzionamento delle diverse parti e fornisca un attestato di garanzia generale. È’ quindi

consigliabile un piano di revisione periodica che preveda, secondo i consigli del costruttore e

dell’installatore, scadenze specifiche. Oggi esistono veri e propri abbonamenti annuali che

prevedono un piano di massima con tariffe che comprendono anche eventuali sostituzioni di

componenti difettosi o invecchiati.

 

La difesa a distanza

Lo sviluppo dell’elettronica ha messo a disposizione una serie di metodi di difesa e di allarme a

distanza, utilizzabili anche per applicazioni diversificate. Nell’ambito del settore sicurezza si è

infatti evoluta recentemente una domanda specifica relativa a sistemi che consentano un

controllo dell’area protetta anche da grandi distanze, offrendo adeguate garanzie di

affidabilità. Ciò a causa da un lato della proliferazione dell’uso delle sirene con conseguente

diminuzione del loro potenziale deterrente e dall’altro delle caratteristiche di nuovi campi di

applicazione, al di là del settore sicurezza.

 

Tra i principali sistemi a distanza possiamo ricordare:

Il combinatore telefonico, applicato su una linea telefonica commutata, con lo scopo di avvisare

destinatari specifici, quali Polizia, persone di fiducia, ecc. Si tratta di un apparecchio

applicabile ad un normale telefono, in grado di formare, tramite un semplice comando di

segnalazione di allarme, uno o più numeri telefonici selezionati e di garantire l’invio di un

messaggio preregistrato. L’applicazione di questo prodotto può spaziare dalla difesa dei beni,

alla tutela di persone sole, anziani, handicappati., ecc. Gli ultimi modelli sono inseribili

direttamente all’interno delle centrali e oltre a segnalare l’allarme permettono il comando a

distanza di diverse funzioni: ad esempio, accensione di impianti di riscaldamento, accensione

luci o attivazione di sistemi di irrigazione.

 

Il sistema TVCC, costituito da telecamere e da monitor che trasmettono immagini, è valido anche

all’interno di impianti di medie dimensioni per il controllo a distanza in negozi, uffici, musei e in

ausilio alla protezione fisica. Prossimo sviluppo di questo sistema è la possibilità di trasmettere a

distanza (su linea telefonica o meglio ancora su fibra ottica) le immagini della zona protetta se

in questa scatta un allarme.

 

Il modem è un’apparecchiatura che inserita all’interno delle centrali più evolute permette di

inviare e ricevere dati dai centri di controllo predisposti. Tali centri di controllo (vigilanza privata)

ricevono in tempo reale sui loro computer la situazione dell’impianto di allarme: attivato,

disattivato, parzializzato. Quindi, se scatta un allarme, il centro di controllo provvederà, nel più

breve tempo possibile, ad inviare sul posto le forze dell’ordine o la polizia privata.

 

Tutti questi sistemi possono far capo a persone di fiducia (amici, custodi, vicini di casa) che

possano garantire un pronto intervento in caso di allarme, per verificare l’eventuale presenza di

un intruso, o le condizioni di salute, in caso di assistenza ad anziani o handicappati.

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